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CONSENSO INTERNAZIONALE SULL’USO CLINICO DELL’ANALISI DEL MICROBIOMA FECALE

CONSENSO INTERNAZIONALE SULL’USO CLINICO DELL’ANALISI DEL MICROBIOMA FECALE

PUBBLICATO UN CONSENSO INTERNAZIONALE SULL’USO CLINICO DELL’ANALISI DEL MICROBIOMA FECALE

H2 BREATH TEST AL LATTULOSIO PER SIBO

Il microbioma intestinale è essenziale per la nostra salute generale e dell’apparato digerente in particolare: è costituito in gran parte da molte famiglie di batteri (microbiota)  ma non solo anche di funghi (Micoma), di virus e parassiti che coabitano e collaborano con noi (ma solo se sono in equilibrio – eubiosi – altrimenti no – disbiosi). Valutare lo stato del microbioma in caso di disturbi dell’apparato digerente e anche sistemici può essere importante, ma con quali mezzi? L’analisi del microbioma è forse il più importante e si è evoluata molto negli ultimi anni, ma ancora sulla sua utilità clinica c’è molto da fare e le metodologie usate sono ancora forse troppo diverse.

E’ stato recentemente pubblicato  su Lancet Gastroenterology &Hepatology un documento che delinea un consenso internazionale da parte di un gruppo multidisciplinare di esperti sulle migliori pratiche da utilizzare per studiare il microbioma intestinale nella pratica clinica .  E’ stato promosso in Italia da uno dei maggiori Centri di Ricerca sul Microbioma presso l’Università del Sacro Cuore di Roma presso il Policlinico Gemelli, diretto dal prof Antonio Gasbarrini, e dai suoi collaboratori.

Ha sviluppato raccomandazioni sui principi generali, i requisiti minimi, i passaggi procedurali prima del test , le modalità dei report e le applicazioni cliniche dello stesso.

  1. Deve essere dichiarata la attuale ancora scarsa evidenza della applicabilità clinica del test
  2. I test devono essere richiesti solo da medici o professionisti sanitari esperti e autorizzati e non si può considerare un fai da te.
  3. I campioni fecali devono essere raccolti e conservati in maniera adeguata per non compromettere il genoma
  4. I test devono utilizzare il metodo del sequenziamento del genoma non altri metodi (PCR, colturale) che anche se utili non possono essere dichiarati analisi del microbioma.
  5. I report devono includere dati clinici pertinenti e dettagli sui protocolli del test, ma non devono suggerire consigli terapeutici post test. Ogni cambiamento della strategia terapeutica basata sull’esito del test deve essere lasciata esclusivamente al professionista curante che l’ha richiesto.

La consensus si conclude auspicando ulteriori studi per consolidare l’uso del test nella pratica clinica e promuovere la formazione dei medici su questo argomento.

  1. Gasbarrini et al Lancet Gastroenterol Hepatol 2025; 10: 154–67

 

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